Focus: Propoli

La propoli è una sostanza di origine vegetale, il cui utilizzo da parte dell’uomo risale a tempi molto antichi (300 a.C.) e rappresenta tuttora una importante fonte naturale adoperata nella medicina tradizionale e nell’industria moderna.

Gli Incas la usavano come agente antipiretico, gli antichi Egizi sfruttavano le sue proprietà antiputrefattive per imbalsamare i cadaveri dei faraoni ed anche noti personaggi dell’antica Roma e Grecia quali Aristotele, Dioscoride, Plinio, Virgilio, Varrone, Galeno conoscevano i suoi effetti curativi. Le sue azioni antisettica, disinfettante del cavo orale e cicatrizzante per la cura delle ferite ne hanno consentito un ampio uso per tutto il Medioevo. In questa epoca infatti veniva applicata nella medicazione dell’ombelico dei neonati e come rimedio per i disturbi della gola. Nel XIII secolo soprattutto in Germania e Russia esistevano già molti prodotti per la cura del corpo a base di propoli. La Farmacopea londinese del XVIII secolo la classifica come “droga officinale” (Castaldo, 2002).

Nell’era moderna molti paesi del mondo hanno riscoperto l’interesse all’uso dei prodotti naturali per curare diverse patologie e la propoli rappresenta un prodotto perfetto a tale obiettivo.

La propoli si origina dall’essudato resinoso che si viene a formare sulle giovani foglie, sui germogli e nelle fenditure della corteccia di varie piante appartenenti principalmente al genere pioppo (“populus”); il caratteristico liquido viscoso da cui deriva è stato ritrovato anche sul faggio, ippocastano, betulla, pino, ontano, salice, sebbene in minore quantità (Pietta,2002).

Questa resina viene raccolta dalle api (Apis Mellifera L.) durante le ore più calde del giorno, quando la consistenza di questa sostanza è molle e gommosa, ed il materiale digerito viene miscelato alla cera d’api ed adoperato in seguito nelle arnie come materiale “sigillante” per la costruzione e la protezione del loro alveare, tanto è vero che in gergo viene denominata “colla delle api” (Castaldo, 2002), forse a causa della sua analogia etimologica col termine greco “propoliso”, cioè sostanza che incolla. Le api la utilizzano come sostanza multifunzionale per otturare le fessure delle arnie; per rivestire l’interno delle cellette appena costruite, prima che l’ape regina vi deponga le uova; per proteggere l’alveare dall’invasione di altri insetti, per evitare infiltrazioni d’acqua o di correnti d’aria (Valcic, 1998). Dunque, oltre che un materiale di costruzione, la propoli rappresenta anche una fondamentale fonte di difesa per le api.

Ancora è adoperata come sostanza imbalsamante per coprire le carcasse di piccoli invasori uccisi dentro l’alveare: in questo modo i resti di questi insetti morti si seccano senza che si verifichino processi putrefattivi evitando qualsiasi pericolo di infezione.

Alla base di tali osservazioni possiamo spiegare anche il significato etimologico attribuito alla parola propoli (dal greco pros: avanti e polis: città), che sta ad indicare per l’appunto un qualcosa che serve a proteggere, a difendere e che trova riscontro sia nel mondo animale, come abbiamo visto a proposito delle api, sia nel mondo umano per le innumerevoli proprietà curative che tale sostanza naturale ha dimostrato di possedere (Burdock, 1998).

 

Lavorazione della propoli nell’arnia

Per quanto riguarda l’origine della propoli esistono due ipotesi: essa potrebbe derivare direttamente dall’essudato resinoso raccolto dalle api senza subire nessuna modificazione chimica, oppure originarsi in seguito all’azione degli enzimi salivari, come la β-glucosidasi, durante la masticazione (Marcucci,1995; Pietta, 2002). La propoli si presenta come un materiale lipofilico, dal gradevole odore aromatico e dal colore variabile (dal giallo chiaro al rosso al marrone scuro), a seconda del luogo d’origine e dal tempo di raccolta. Dura, compatta ma di consistenza fragile quando è fredda, diventa molto appiccicosa se riscaldata (Marcucci,1995; Pietta, 2002). Ha un sapore aspro ed emana un piacevole profumo se sottoposta alla fiamma. La propoli presente nell’alveare ha un livello di purezza che oscilla tra il 60 e l’80%. La principale impurezza è la cera che le api aggiungono alla propoli in percentuali tra il 10 e il 30% per renderla più malleabile. In genere nella sua forma grezza, non elaborata, risulta composta da 50% di resina 30% di cere, 10% di oli essenziali e aromatici, 5% di polline e 5% di varie sostanze organiche (Pietta,2002).

La propoli non può essere adoperata tal quale, come materia prima, né tanto meno è facile isolare le sostanze che la caratterizzano dal punto di vista chimico, a causa della sua complessa composizione. Di solito essa subisce una purificazione tramite estrazione con solventi, processo che serve a rimuovere il materiale inerte privo di attività biologica (cere) e ad isolare la porzione bioattiva (Pietta,2002). Il metodo usuale è risultato quello di estrarre la frazione solubile in etanolo, chiamata anche “balsamo di propoli”. Sono state comunque eseguite estrazioni con altri solventi, quali alcool metilico, ottenendo l’ isolamento di numerosi composti (Marcucci,1995). L’estrazione con alcool etilico è risultata particolarmente adatta per ottenere un estratto di propoli ricco di composti polifenolici come flavonoidi ed esteri fenolici, specialmente caffeati e ferulati, noti per le loro proprietà antibatteriche, antivirali e antiossidanti (Pietta,2002).

 

Composizione Chimica

La propoli presenta una composizione chimica molto ricca e complessa: da questo prodotto naturale sono stati isolati ed identificati più di 180 composti diversi. Numerosi studi chimici condotti su diversi campioni di propoli hanno mostrato che i principali metaboliti secondari sono sostanze di natura fenolica, soprattutto flavonoidi, (flavanoni, flavoni, flavonoli, diidroflavonoli) che costituiscono più del 50% del peso di propoli (Banskota, 1998). Questi composti sono presenti generalmente come agliconi ed è per questo motivo che si ritiene che abbiano origine in seguito a modificazioni strutturali operate dagli enzimi salivari (glucosidasi) delle api, al momento della raccolta. Infatti, questa classe di composti, tipica del mondo vegetale, è presente in natura principalmente sotto forma di derivati glicosidici. Altri composti di natura fenolica riscontrati nella propoli sono idrochinoni, acidi caffeici e relativi esteri e aldeidi fenoliche (Pietta,2002; Kumazawa,2004). La propoli si è rivelata anche una ricca fonte di elementi essenziali quali magnesio, nichel, calcio, ferro, zinco, cesio, manganese, argento, rame, alluminio, vanadio, di  vitamine B1, B2, B6, C ed E (Marcucci, 1995; Castaldo, 2002), oltre che di aminoacidi, soprattutto prolina e arginina, sebbene in tracce (Gabrys, 1986). Inoltre, in alcune propoli sono state ritrovate anche sostanze di natura non fenolica, ma appartenente a diverse classi chimiche come acidi alifatici, cumarine, idrocarburi alifatici e aromatici, terpenoidi, steroidi e benzofenoni isoprenilati.

 


Variabilità chimica in relazione al luogo di origine

La composizione chimica della propoli è strettamente legata al luogo di origine, al tempo di raccolta e alla fonte vegetale da cui deriva, ed è per questo motivo che è difficile poter realizzare una classificazione univoca delle sostanze chimiche e delle proprietà terapeutiche contenute nella propoli a causa della sua notevole variabilità. Allo stesso tempo sono proprio queste notevoli differenze chimiche quali-quantitative relazionate alla sua distribuzione geografica che diversificano e caratterizzano la propoli, rendendola così unica sia dal punto di vista chimico che biologico.

La propoli tunisina si distingue per la presenza di un caratteristico flavonoide, la miricetina 3,7,4’,5’ tetrametiletere (Martos,1997), mentre uno studio effettuato sulla propoli di origine neo-zelandese ha evidenziato che i diidroflavonoidi basati sulla pinobanchina e pinocembrina (importanti soprattutto nel processo di ricambio della vitamina C), costituiscono circa il 70% del totale di flavonoidi.

In quella uruguaiana ed in quella cinese, invece, questi diidroflavonoidi sono presenti in meno del 10% del totale; mentre in quella brasiliana ne costituiscono addirittura 50%. Nella varietà cinese e in quella uruguaiana i flavonoidi predominanti sono sostanzialmente flavoni e flavonoli (Kenneth R. Markham, 1996).

Sono stati ampiamente realizzati confronti sulla composizione chimica tra campioni di propoli di Europa, Sud America e Asia (Marcucci, 1995), e da ciò è stato possibile stabilire che la propoli europea e quella cinese abbondano principalmente di varie specie di flavonoidi, acidi fenolici e relativi esteri, mentre i composti predominanti della propoli brasiliana sono terpenoidi e derivati prenilati dell’acido p-cumarico (Marcucci 1995 e Bankova 1987). Da ciò emerge un dato fondamentale e cioè che esiste una notevole differenza tra le propoli originarie delle zone tropicali (Sud America), da cui sono stati isolati composti completamente diversi, come quelli a nucleo benzofenonico, e quelli delle zone temperate (Europa) dove invece predomina la composizione flavonoidica (Marcucci, 1995).

 Attività Biologica

La propoli rappresenta un antico rimedio naturale che trova larga applicazione tuttora nella medicina moderna, grazie alle sue proprietà antisettiche, antivirali, batteriostatiche, antimicotiche, antinfiammatorie, anestetiche, astringenti, spasmolitiche, antiossidanti e immunomodulanti.

 

Attività antimicrobica

La propoli, visto il suo naturale ruolo di difesa, possiede intrinsecamente proprietà antimicrobiche; ciò è stato largamente dimostrato da studi scientifici condotti sia su estratti che su su composti puri isolati da diversi campioni. Meresta et al (1985) ha studiato la sensibilità di 75 specie batteriche all’estratto di propoli, di cui 69 erano Stafilococchi e Streptococchi. Interessante è risultata l’attività antibatterica mostrata contro lo S. aureus: MIC (concentrazione minima inibitoria) di 10 mg/ml e MBC (concentrazione minima battericida) di 120 mg/ml. Una concentrazione di 3 mg/ml di estratto etanolico di propoli (EEP) inibisce la anche la crescita di Escherichia coli e di Pseudomonas aeruginosa, ma non dà effetti su Klebsiella pneumoniae (Grange and Daney, 1990).  La propoli è attiva sia contro batteri Gram + (studio su 265 ceppi), che Gram -, inclusi B. subtilis, S. epidermidis, Streptococcus β-emoliticus, P. vulgaris, K. Pneumoniae e P. aeruginosa (Fuentes and Hernandez,1990).

Inoltre, la propoli ha dimostrato una diminuzione della tolleranza degli stafilococchi agli antibiotici ed è stato notato da studi in vitro (colture di Stafilococcus aureus), che esiste un sinergismo di azione della propoli associata ad antibiotici quali Streptomicina e Cloxacillina (meno col Cloramfenicolo) (Castaldo, 2002). Il meccanismo dell’attività antimicrobica è complicato e potrebbe essere attribuito ad un sinergismo d’azione tra le sostanze naturali che compongono la frazione bioattiva (Kedzia, 1986).

La maggior parte dei composti isolati dalla propoli ha mostrato attività antibatterica. È interessante notare che non si tratta solamente di sostanze di natura fenolica, di cui è ben nota tale attività, ma anche di composti appartenenti ad altre classi chimiche. Un esempio significativo è rappresentato dal propolone A, un benzofenone isoprenilato isolato da un campione di propoli cubana. Questo composto infatti ha mostrato un’interessante attività contro Gram + (soprattutto Streptomyces chartrensis e Streptomyces violochromogenes) e Gram – (Shigella sonnei e Pseudomonas aeruginosa) (Cuesta Rubio, 1999).

Per quanto riguarda l’attività antiprotozoaria è stata rilevata in seguito a studi in vitro su Toxoplasma gondii e su tre ceppi diversi di Tricomonas vaginalis: l’azione letale si è ottenuta ad una concentrazione di 150 mg/ml di EEP (Scheller, 1995). L’associazione di EEP al 3% con altri farmaci antiprotozoari ha dato notevoli risultati in esperimenti fatti su animali infettati da Eimeria magna, E. media ed E.perforans. Inoltre si è visto che una concentrazione di EEP di 11,6 mg/ml  promuove un’inibizione del 98% del protozoo parassita Giardia Lamblia (Torres, 1990).

 

Attività antivirale

In seguito ed esami in vitro è stato provato che l’attività antivirale della propoli è rivolta sia verso virus a DNA che a RNA, ed in particolare nei riguardi dell’herpes simplex di tipo 1 e 2 (HSV-1 e HSV-2), adenovirus tipo 2, virus della stomatite vescicolare, poliovirus, HIV, virus dell’influenza di tipo A e B. Ad una concentrazione di 30 μg/ml si è ottenuta una riduzione dell’infezione erpetica, mentre il virus della stomatite e gli adenovirus hanno mostrato minore suscettibilità.

Si ritiene che l’attività mostrata dalla propoli contro la maggior parte di questi virus sia dovuta alla presenza di flavonoidi (galangina, crisina, chemferolo, acacetina e quercetina), acidi aromatici (acido caffeico) e derivati, come il 3-metilbut-2-enil caffeato e il 3-metilbutil ferulato (Bankova,1987; Marcucci, 1995), tuttavia però anche benzofenoni isoprenilati, come lo isoxantocimolo ed i guttiferoni A ed E hanno mostrato attività contro il retrovirus HIV (Gustafson, 1992).

Anche i triterpenoidi (acido moronico, betulonico e anwuweizonico), isolati da propoli di origine brasiliana, sono stati testati per valutare la loro attività anti-HIV ed è stato osservato che l’acido moronico in particolare ha mostrato una significativa azione antiretrovirale. Debole è risultata, invece, l’attività dell’acido betulonico, mentre l’acido anwuweizonico non ha per niente inibito la proliferazione delle cellule HIV. Anche la 3-(3,4-dimetossifenil)-2-propenale, sempre isolata dalla propoli brasiliana, è risultata attiva nella soppressione in particolare di cellule T infettate dal virus HIV (Junko Ito, 2001).

 

Attività antifungina

L’attività antimicotica è stata studiata in vitro, essa si evidenzia in preparazioni contenenti il 5 o 10% di estratto di propoli. L’estratto etanolico (EEP 10%) è stato testato su 17 funghi patogeni, dando significativi risultati soprattutto contro Candida albicans, C. parapsilosis, C. tropicalis e C. guilliermondii (Fernandez Junior, 1994). Anche per questa attività biologica l’associazione di EPP 10% con alcuni farmaci antimicotici ha mostrato un interessante sinergismo nei confronti delle infezioni da Candida. Tali osservazioni sono state confermate da uno studio condotto da su 30 campioni di questo famoso lievito.

 

Attività citotossica e antitumorale

Gli effetti antitumorali dei campioni di propoli studiati sono stati ascritti soprattutto alla presenza dei flavonoidi che hanno mostrato attività inibitoria nei confronti della sintesi del DNA, della mitosi e della sintesi proteica, in quanto bloccano l’incorporazione di timina, uridina e leucina nelle cellule mutate (Burdock, 1998). La frazione eterea di propoli (DEEP) ha mostrato una eccellente attività citotossica soprattutto nei confronti del carcinoma al tratto nasofaringeo e delle linee cellulari HeLa (carcinoma umano della cervice uterina) ed è stato sperimentato che una concentrazione di 10 mg/ml provoca un’inibizione del 50% della capacità di queste cellule tumorali di disporsi in colonie (Ban, 1993;  Hladòn, 1980).  Gli effetti di EEP invece sono stati studiati anche in vivo su topi maschi affetti da carcinoma di Ehrlich. La percentuale di sopravvivenza dopo trattamento con EEP è stata paragonata a quella data dalla Bleomicina (Scheller, 1989; Burdock, 1998).

 

Azione epatoprotettiva

La propoli ha mostrato azione epatoprotettiva in vivo su animali precedentemente trattati con CCl4 (tetracloruro di carbonio). Tali risultati sono stati osservati anche sugli effetti epatotossici conseguenti al trattamento con paracetamolo, esobarbitale e nei casi di ischemia acuta epatica. Ciò è probabilmente dovuto all’attività antiossidante della propoli e alla sua capacità di inibire il metabolismo microsomiale (Burdock, 1998).

La propoli rossa cubana, è stata oggetto di studio grazie ai notevoli effetti epatoprotettivi dimostrati, oltre che per la spiccata azione contro i radicali liberi rilevata. Infatti sono stati valutati i suoi effetti contro l’epatite nei ratti, indotta da somministrazione di galattosamina. Questa nota epatotossina produce una grave infiammazione epatocitaria. L’utilizzo della propoli cubana previene tali alterazioni cellulari, portando ad una scomparsa completa dello stato infiammatorio. Infatti essa promuove la riduzione dell’incrementata attività dell’alanina aminotransferasi e delle concentrazioni di malondialdeide nel siero dei ratti trattati con galattosamina, con diminuzione della degenerazione acidofila e delle infiltrazioni fagocitarie che la stessa galattosamina aveva indotto (Rodriguez, 1997).

 

Attività antiossidante

L’estratto acquoso di propoli ha mostrato, in seguito a studi in vitro, attività inibitoria sulla perossidazione lipidica, in particolare, dell’acido linoleico. Ad una concentrazione da 1 a 5 mg/ml l’attività antiossidante è risultata più alta di quella dell’acido ascorbico (5mM). Le proprietà “scavenger” dell’estratto acquoso sono state valutate anche usando il sistema ipoxantina-xantina ossidasi: una concentrazione di 50-100 mg/ml inibisce completamente la formazione dell’anione superossido. Gli stessi risultati repressivi sono stati osservati anche nei confronti del radicale DPPH e di quello ossidrilico. Le proprietà antiossidanti mostrati dell’estratto acquoso della propoli sono dovute alla presenza di acidi fenolici, flavonoidi, acido cinnamico, acido caffeico, ed in particolare ad alcuni derivati dell’acido-O-caffeoil-chinico. Un altro studio condotto da Castaldo et al (2002) ha rilevato la capacità della propoli di preservare la degradazione del GSH indotta dal paracetamolo; ricordiamo che GSH è un importante antiossidante endogeno che contribuisce significativamente al mantenimento dell’equilibrio redox delle cellule. Sono stati condotti numerosi studi per confrontare l’attività antiossidante di propoli giapponesi, cinesi, brasiliane e statunitensi. La varietà cinese è risultata maggiormente attiva rispetto a quella brasiliana e statunitense (Kumazawa, 2004). E’ importante sottolineare anche in questo caso le significative differenze esistenti tra le propoli selezionate da diverse aree geografiche, differenze che come abbiamo potuto notare, trovano notevole riscontro anche dal punto di vista biologico. Altre proprietà attribuite alla propoli sono quella antinfiammatoria, immunostimolante ed anestetica. L’esatto meccanismo antinfiammatorio non è stato ancora chiarito, ma è probabile che essa inibisca con un meccanismo dose-dipendente l’attività della COX (ciclossigenasi). La funzione immunostimolante ed immunomodulante è stata osservata in vitro sui macrofagi ed in vivo (ratti) con un incremento del numero delle cellule CD4 e CD8 (Castaldo,2002).

 

Applicazioni e preparazioni commerciali

In commercio sono disponibili numerose preparazioni farmaceutiche a base di propoli (compresse, tavolette, lozioni, tinture, sciroppi, etc.), oltre che prodotti di uso cosmetico. Tra le formulazioni più diffuse ricordiamo le associazioni di propoli con altre sostanze di origine vegetale quali compresse effervescenti con vitamina C ed Aloe vera; tavolette alla Rosa canina ed Echinacea; sciroppi contenenti miele di eucalipto e vitamina C o quelli con mirto ed oligoelementi; caramelle balsamiche alle erbe silvestri. Di notevole applicazione è risultato anche uno spray contenente una soluzione idroalcolica, capace di evocare un’azione lenitiva e calmante nelle infezioni oro-faringee. Esiste in commercio anche una crema oftalmica (GAC 4922) all’1% di propoli. La propoli ha trovato applicazione anche in campo cosmetico, soprattutto grazie alle proprietà idratante, tonica ed elasticizzate che riesce ad avere sulla cute; infatti svariati prodotti in crema sono utilizzati per agire sulla pelle grassa.

Molte sono le preparazioni cosmetiche sotto forma di emulsioni O/W, unguenti, geli O/W come ad esempio il gel con isopropilpalmitato, quello con emulgina B3 o con Cetiolo HE. Le applicazioni di prodotti ad azione farmacologica in campo dermatologico sono le più diffuse: eccellenti risultati sono stati ottenuti applicando la propoli sotto forma di unguento al 50% nel trattamento della dermatite al cuoio capelluto indotta da Trichophiton. Altri utilizzi riguardano le neurodermatiti, eczema, psoriasi, morfea, gangrena, dermatite da contatto e cura di ferite e scottature.

In campo otorinolaringoiatrico l’efficacia è stata riscontrata studiando i benefici ottenuti in seguito al trattamento di pazienti affetti da otite esterna, otite mesotimpanica e perforazione del timpano, oltre che nei casi di faringite, bronchite cronica, faringo-laringite, catarro e rinite.

Prodotti in compressa sono risultati attivi nella cura di colite acuta e cronica, ulcera gastrica acuta e ulcera duodenale acuta.

In ginecologia le forme in tavoletta e in lozione sono utilizzate per la cura di numerose infezioni vaginali (Herpes vaginalis, S. pyogenes).

Noto è anche il suo utilizzo in odontologia sotto forma di collutori (spesso associati a melissa, malva e/o rosmarino), dentifrici, lozioni, paste e polveri da usare per gargarismi o per uso interno, dopo scioglimento in acqua. In questo campo è stata osservata la sua importanza nella rigenerazione della polpa dentale, nei casi di gengivite, stomatite, periodontite, affezioni boccali e nella prevenzione di placca e carie (Marcucci, 1995).

 

Tossicità

Sono stati eseguiti numerosi studi sia in vivo che in vitro ed è stato dimostrato che sostanzialmente la propoli non è un prodotto tossico, ma come la maggior parte delle sostanze di origine naturale può indurre delle reazioni avverse fastidiose, sebbene alquanto infrequenti. Esami di tossicità acuta sono stati effettuati sui ratti e si è visto che la DL50 è compresa in un range di 2050 e 7340 mg/Kg (Arvouet-Grand, 1993). Invece, altri esperimenti in vivo condotti sull’estratto etereo di propoli hanno evidenziato effetti tossici già ad una dose di 350 mg/Kg, mentre la DL50 si è rilevata, stavolta, ad una concentrazione di 700 mg/Kg, dopo 19 ore di esposizione sia all’estratto etereo che a quello alcolico (Ghisalberti, 1979).  Ciò denota il fatto che la tossicità della sostanza non è dovuta esclusivamente alla sua composizione chimica, ma anche ad eventuali contaminazioni esterne di origine vegetale e/o ambientale: infatti esiste una certa correlazione tra le reazioni di ipersensibilità indotte dalla propoli e quelle che si hanno in seguito al contatto con la resina dei pioppi (Marcucci, 1995). A conferma di ciò è stata saggiata l’attività di alcuni flavonoidi contenuti nella propoli ed in particolare si è visto che la pinocembrina, uno dei principali costituenti flavonoidici, non ha dato segni di tossicità se somministrata oralmente a topi ad una dose di 1000 mg/Kg (Metzner, 1977).

Tuttavia ben documentate sono le reazioni allergiche che la propoli è in grado di scatenare in seguito alla capacità di alcuni costituenti chimici di indurre la risposta immunitaria. Dermatiti da contatto si sono verificate negli operatori del settore, soprattutto coltivatori di api, addetti al mantenimento delle arnie e alla raccolta della resina, ma anche in coloro che hanno adoperato le preparazioni a base di propoli. L’eritema riguarda soprattutto viso, palpebre, collo, mani, braccia, vulva e pene oltre che irritazioni alle mucose nel caso di somministrazione orale (Hausen, 1987 a). Sono stati rilevati circa 200 casi di dermatite da contatto allergica, più un solo caso, molto più grave, di dermatite con accesso granulomatoso e linfoadenopatia. Si ritiene che l’allergene in grado di scatenare la risposta immunitaria sia l’ LB-1, che consiste di una miscela di esteri dell’acido caffeico, soprattutto quelli feniletilici e prenilici. Tuttavia l’opinione comune di molti studiosi tende a identificare l’ LB-1 con l’estere 1,1-dimetilallil dell’acido caffeico (Hausen, 1987; Marcucci, 1995). Le proprietà sensibilizzanti dell’ LB-1 sono state saggiate nei porcellini d’India e si è dimostrato che questo composto è il principale agente sensibilizzante contenuto nella propoli (Marcucci, 1995).

Il flavonoide tectocrisina, invece, è stato valutato come il secondo allergene, anche se la sua azione sensibilizzante è risultata alquanto moderata (Schmalle, 1986).  Osservazioni sull’utilizzo della propoli per via orale hanno suggerito che l’assorbimento intestinale potrebbe giocare un ruolo importante nel processo di sensibilizzazione, soprattutto per quel che riguarda le irritazioni alle mucose; infatti si è visto che limitando l’uso orale si limitano le reazioni allergiche (Marcucci, 1995). Permane tuttavia ben chiara l’idea che l’utilizzo di un rimedio naturale come questo, oltre ai vari benefici che procura grazie alle innumerevoli applicazioni possibili, dà effetti tossici minimi e di gran lunga inferiori rispetto ai classici medicinali di origine sintetica.

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