Bassi livelli di vitamina D costituiscono un problema di salute per una larghissima fascia della popolazione, soprattutto la popolazione anziana (oltre i 70 anni). Una delle cause è la scarsa esposizione alla luce solare che è la fonte principale della sua produzione, infatti la quantità di di vitamina D3 (colecalciferolo) e vitamina D2 (ergocalciferolo) prodotta dipende per l’80-90% dalle radiazioni ultraviolette, e solo per il 10-20% dall’alimentazione. D3 e D2 sono responsabili della concentrazione sierica di 25-idrossivitamina D (25OHD), la principale forma di immagazzinamento e circolazione di vitamina D.
L’importanza della vitamina D nell’assorbimento e nel metabolismo del calcio per la salute delle ossa è ben nota. Ulteriori studi hanno dimostrato che basse concentrazioni di 25OHD possono promuovere la patogenesi del diabete di tipo 1, l’artrite reumatoide, la sclerosi multipla, il cancro, la sarcopenia e altre malattie. Alcuni studi hanno dimostrato che alte concentrazioni di 25OHD possono proteggere dalle malattie cardiovascolari.
Studi recenti hanno mostrato l’associazione tra bassi livelli di vitamina D e aumento dei livelli di marcatori infiammatori.
In uno studio pubblicato recentemente sono stati associati i livelli sierici di 25OHD con tre marcatori infiammatori, cioè proteina C-reattiva (CRP), fibrinogeno e conta dei globuli bianchi in 5.870 adulti inglesi anziani.
I risultati hanno confermato un potenziale ruolo antinfiammatorio per la vitamina D negli anziani.
Journal of Nutritional Science